Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/233

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Girolamo fece a molti signori e gentiluomini, farebbe troppo maggiore di quello che è il disiderio nostro la storia, però dico di due solamente, che sono bellissimi: da uno dunque che n’ha il cavalier Boiardo in Parma, bello a maraviglia, di mano del Correggio, nel quale la Nostra Donna mette una camicia indosso a Cristo fanciulletto, ne ritrasse Girolamo uno a quello tanto simile che pare desso veramente, et un altro ne ritrasse da uno del Parmigiano, il quale è nella Certosa di Pavia, nella cella del vicario, così bene e con tanta diligenza, che non si può veder minio più sottilmente lavorato et altri infiniti lavorati con molta diligenza. E perché si dilettò Girolamo e diede anco opera all’architettura, oltre molti disegni di fabriche che fece per servigio di molti privati, servì in questo particolarmente Ippolito cardinale di Ferrara, il quale avendo comperato in Roma a Monte Cavallo il giardino che fu già del cardinale di Napoli, con molte vigne di particolari all’intorno, condusse Girolamo a Roma, acciò lo servisse non solo nelle fabriche, ma negl’acconcimi di legname veramente regii del detto giardino. Nel che si portò tanto bene che ne restò ognuno stupefatto, e nel vero non so chi altri si fusse potuto portare meglio di lui in fare di legnami (che poi sono stati coperti di bellissime verzure) tante bell’opere e sì vagamente ridotte in diverse forme et in diverse maniere di tempii, nei quali si veggiono oggi accommodate le più belle e ricche statue antiche che sieno in Roma: parte intere e parte state restaurate da Valerio Cioli scultore fiorentino e da altri. Per le quali opere essendo in Roma venuto Girolamo in bonissimo credito, fu dal detto cardinale suo signore, che molto l’amava, messo l’anno 1550 al servizio di papa Giulio III, il quale lo fece architetto sopra le cose di Belvedere, dandogli stanze in quel luogo e buona provisione. Ma perché quel Pontefice non si poteva mai in simili cose contentare, e massimamente quando a principio s’intendeva pochissimo del disegno e non voleva la sera quello che gl’era piacciuto la mattina, e perché Girolamo avea sempre a contrastare con certi architetti vecchi, ai quali parea strano vedere un uomo nuovo e di poca fama essere stato preposto a loro, si risolvé, conosciuta l’invidia e forse malignità di quelli, essendo anco di natura più tosto freddo che altrimenti, a ritirarsi; e così per lo meglio se ne tornò a Monte Cavallo al servizio del cardinale. Della qual cosa fu Girolamo da molti lodato, essendo vita troppo disperata aver tutto il giorno e per ogni minima cosa a star a contendere con questo e quello; e come diceva egli, è tal volta meglio godere la quiete dell’animo con l’acqua e col pane, che stentare nelle grandezze e negl’onori. Fatto dunque che ebbe Girolamo al cardinale suo signore un molto bel quadro che a me, il quale il vidi, piacque sommamente, essendo già stracco se ne tornò con esso lui a Ferrara a godersi la quiete di casa sua con la moglie e con i figliuoli, lasciando le speranze e le cose della fortuna nelle mani de’ suoi avversarii, che da quel Papa cavarono il medesimo che egli e non altro. Dimorandosi dunque in Ferrara, per non so che accidente essendo abruciata una parte del castello, il duca Ercole diede cura di rifarlo a Girolamo, il quale l’accomodò molto bene e l’adornò secondo che si può in quel paese, che ha gran mancamento di pietre da far conci et ornamenti, onde meritò esser sempre caro a quel signore, che liberalmente riconobbe le sue fatiche.