Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/463

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fare suo da giovane. Conciò sia che le prime son condotte con una certa finezza e diligenza incredibile e da essere vedute da presso e da lontano, e queste ultime, condotte di colpi, tirate via di grosso e con macchie, di maniera che da presso non si possono vedere e di lontano appariscono perfette; e questo modo è stato cagione che molti, volendo in ciò immitare e mostrare di fare il pratico, hanno fatto di goffe pitture, e ciò adiviene perché se bene a molti pare che elle siano fatte senza fatica, non è così il vero e s’ingannano, perché si conosce che sono rifatte e che si è ritornato loro addosso con i colori tante volte, che la fatica vi si vede. E questo modo sì fatto è giudizioso, bello e stupendo, perché fa parere vive le pitture e fatte con grande arte, nascondendo le fatiche. Fece ultimamente Tiziano in un quadro alto braccia tre e largo quattro, Gesù Cristo fanciullo in grembo alla Nostra Donna et adorato da’ Magi, con buon numero di figure d’un braccio l’una, che è opera molto vaga, sì come è ancora un altro quadro, che egli stesso ricavò da questo e diede al cardinale di Ferrara il vecchio. Un’altra tavola, nella quale fece Cristo schernito da’ giudei, che è bellissima, fu posta in Milano nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a una cappella. Alla reina di Portogallo in un quadro fece un Cristo poco minore del vivo, battuto da’ giudei alla colonna, che è bellissimo. In Ancona, all’altare maggiore di San Domenico fece nella tavola Cristo in croce, et a’ piedi la Nostra Donna, San Giovanni e San Domenico bellissimi e di quell’ultima maniera fatta di macchie, come si disse pure ora. È di mano del medesimo nella chiesa de’ Crucicchieri in Vinezia la tavola, che è all’altare di San Lorenzo, dentro al quale è il martirio di quel Santo, con un casamento pieno di figure, e San Lorenzo a giacere in iscorto, mezzo sopra la grata, sotto un gran fuoco, et intorno alcuni che l’accendono. E perché ha finto una notte, hanno due serventi in mano due lumiere, che fanno lume dove non arriva il riverbero del fuoco che è sotto la grata, che è spesso e molto vivace; et oltre ciò ha finto un lampo, che venendo di cielo e fendendo le nuvole, vince il lume del fuoco e quello delle lumiere, stando sopra al Santo et all’altre figure principali; et oltre ai detti tre lumi, le genti che ha finto di lontano alle finestre del casamento hanno il lume da lucerne e candele che loro sono vicine, et insomma il tutto è fatto con bell’arte, ingegno e giudizio. Nella chiesa di San Sebastiano all’altare di San Niccolò è di mano dello stesso Tiziano in una tavoletta un San Niccolò che par vivo, a sedere in una sedia finta di pietra, con un Angelo che gli tiene la mitria, la quale opera gli fece fare Messer Niccolò Crasso avocato. Dopo fece Tiziano per mandare al Re cattolico una figura da mezza coscia in su d’una Santa Maria Madalena scapigliata, cioè con i capelli che le cascano sopra le spalle, intorno alla gola e sopra il petto, mentre ella alzando la testa con gl’occhi fissi al