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280 SECONDA PARTE

di Lorenzo in Fiorenza, si convennono con seco e li feciono fare due storie della vita di S. Giovanni Battista. In una fece quando egli battezzò Cristo, accompagnandola con molte figure et ignude e vestite molto riccamente; e nell’altra quando San Giovanni è preso e menato a Erode; nelle quali storie superò e vinse gl’altri che avevano fatto l’altre, onde ne fu sommamente lodato da’ Sanesi e dagl’altri che le veggono. Avevano in Fiorenza a far una statua i maestri della Zecca in una di quelle nicchie che sono intorno a Or San Michele dirimpetto a l’Arte della Lana, et aveva a esser un San Matteo d’altezza del S. Giovanni sopra detto. Onde l’allogorono a Lorenzo che la condusse a perfezzione, e fu lodata molto più che il San Giovanni, avendola fatta più alla moderna. La quale statua fu cagione che i Consoli dell’Arte della Lana deliberorono che e’ facesse nel medesimo luogo, nell’altra nicchia allato a quella, una statua di metallo medesimamente, che fusse alta alla medesima proporzione dell’altre due, in persona di S. Stefano loro avvocato. Et egli la condusse a fine e diede una vernice al bronzo molto bella. La quale statua non manco satisfece che avesse(ro) fatto l’altre opere già lavorate da lui. Essendo generale de’ frati predicatori in quel tempo Messer Lionardo Dati, per lassare di sè memoria in S. Maria Novella, dove egli aveva fatto professione, et alla patria, fece fabbricare a Lorenzo una sepoltura di bronzo e sopra quella sè a ghiacere morto, ritratto di naturale; e da questa, che piacque e fu lodata, ne nacque una che fu fatta fare in S. Croce da Lodovico degli Albizi e da Niccolò Valori. Dopo queste cose, volendo Cosimo e Lorenzo de’ Medici onorare i corpi e reliquie de’ tre martiri Proto, Iacinto e Nemesio, fattigli venire di Casentino, dove erano stati in poca venerazione molti anni, fecero fare a Lorenzo una cassa di metallo, dove nel mezzo sono due Angeli di basso rilievo che tengono una ghirlanda d’ulivo, dentro la quale sono i nomi de’ detti martiri; et in detta cassa fecero porre le dette reliquie e la collocarono nella chiesa del monasterio degl’Angeli di Firenze, con queste parole da basso dalla banda della chiesa de’ monaci, intagliate in marmo: "Clarissimi viri Cosmas et Laurentius fratres, neglectas diu sanctorum reliquias martirum, religioso studio ac fidelissima pietate suis sumptibus aereis loculis condendas, colendasque curarunt". E dalla banda di fuori, che riesce nella chiesetta verso la strada, sotto un’arme di palle, sono nel marmo intagliate queste altre parole: "Hic condita sunt corpora sanctorum Christi martirum Prothi et Hyacinthi et Nemesii, Anno Domini 1428". E da questa, che riuscì molto onorevole, venne volontà agli Operai di S. Maria del Fiore di far fare la cassa e sepoltura di metallo per mettervi il corpo di S. Zanobi, vescovo di Firenze, la quale fu di grandezza di braccia tre e mezzo et alta due. Nella quale fece oltra il garbo della cassa, con diversi e varii ornamenti, nel corpo di essa cassa dinanzi una storia quando esso San Zanobi risuscita il fanciullo lasciatoli in custodia dalla madre, morendo egli, mentre che ella era in peregrinaggio. In un’altra v’è quando un altro è morto dal carro e quando e’ risuscita l’uno de’ due famigli mandatoli da Santo Ambruogio, che rimase morto uno in su le Alpi, l’altro v’è che se ne duole alla presenza di San Zanobi che, venutoli compassione, disse: "Va’, che e’ dorme, tu lo troverrai vivo". E nella parte di dietro sono sei Angioletti che tengono una ghirlanda di foglie d’olmo, nella quale son lettere intagliate in memoria e