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368 SECONDA PARTE

al signor Sigismondo Malatesti d’Arimini, gli fece il modello della chiesa di S. Francesco, e quello della facciata particolarmente che fu fatta di marmi, e così la rivolta della banda di verso mezzogiorno, con archi grandissimi e sepolture per uomini illustri di quella città. Insomma ridusse quella fabrica in modo che per cosa soda ell’è de’ più famosi tempii d’Italia. Dentro ha sei cappelle bellissime, una delle quali, dedicata a San Ieronimo, è molto ornata, serbandosi in essa molte reliquie venute di Gierusalem. Nella medesima è la sepoltura del detto signor Sigismondo, e quella della moglie, fatte di marmi molto riccamente l’anno 1450, e sopra una è il ritratto di esso signore, et in altra parte di quell’opera quello di Leon Batista. L’anno poi 1457 che fu trovato l’utilissimo modo di stampare i libri da Giovanni Guittembergh germano, trovò Leon Batista, a quella similitudine per via d’uno strumento, il modo di lucidare le prospettive naturali e diminuire le figure, et il modo parimente da potere ridurre le cose piccole in maggior forma e ringrandirle; tutte cose capricciose, utili all’arte e belle affatto. Volendo ne’ tempi di Leon Batista, Giovanni di Paulo Rucellai fare a sue spese la facciata principale di Santa Maria Novella tutta di marmo, ne parlò con Leon Battista, suo amicissimo; e da lui avuto non solamente consiglio ma il disegno, si risolvette di volere ad ogni modo far quell’opera per lasciar di sè quella memoria; e così, fattovi metter mano fu finita l’anno 1477 con molta sodisfazione dell’universale a cui piacque tutta l’opera, ma particolarmente la porta, nella quale si vede che durò Leonbattista più che mediocre fatica. A Cosimo Rucellai fece similmente il disegno del palazzo che egli fece nella strada che si chiama la Vigna, e quello della loggia che gl’è dirimpetto, nella quale, avendo girati gl’archi sopra le colonne strette nella faccia dinanzi e nelle teste, perchè volle seguitare i medesimi e non fare un arco solo, gl’avanzò da ogni banda spazio, onde fu forzato fare alcuni risalti ne’ canti di dentro; quando poi volle girare l’arco della volta di dentro, veduto non potere dargli il sesto del mezzo tondo, che veniva stiacciato e goffo, si risolvette a girare in sui canti, da un risalto all’altro, certi archetti piccoli, mancandogli quel giudizio e disegno che fa apertamente conoscere che oltre alla scienza bisogna la pratica, perchè il giudizio non si può mai far perfetto, se la scienza, operando, non si mette in pratica. Dicesi che il medesimo fece il disegno della casa et orto de’ medesimi Rucellai, nella via della Scala, la quale è fatta con molto giudizio e commodissima, avendo oltre agl’altri molti agi, due logge, una volta a mezzogiorno e l’altra a ponente, amendue bellissime e fatte senza archi sopra le colonne, il qual modo è il vero e proprio che tennero gl’antichi, perciò che gl’architravi, che son posti sopra i capitegli delle colonne spianano, là dove non può una cosa quadra, come sono gl’archi che girano, posare sopra una colonna tonda, che non posino i canti in falso. Adunque il buon modo di fare vuole che sopra le colonne si posino gl’architravi, e che quando si vuol girare archi, si facciano pilastri e non colonne. Per i medesimi Rucellai in questa stessa maniera fece Leon Batista in San Brancazio una cappella che si regge sopra gl’architravi grandi, posati sopra due colonne e due pilastri, forando sotto il muro della chiesa, che è cosa difficile ma sicura. Onde questa opera è delle migliori che facesse questo architetto. Nel mezzo di questa