Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/546

Da Wikisource.
456 SECONDA PARTE

VITA DI DOMENICO GHIRLANDAIO PITTORE FIORENTINO

Domenico di Tommaso del Ghirlandaio, il quale per la virtù e per la grandezza e per la moltitudine dell’opere si può dire uno de’ principali e più eccellenti maestri dell’età sua, fu dalla natura fatto per esser pittore; e per questo non obstante la disposizione in contrario di chi l’avea in custodia (che molte volte impedisce i grandissimi frutti degli ingegni nostri occupandoli in cose dove non sono atti, deviandoli da quelle in che sono naturati), sequendo l’instinto naturale fece a sè grandissimo onore et utile all’arte et a’ suoi, e fu diletto grande della età sua. Questi posto dal padre all’arte sua dell’orafo, nella quale egli era più che ragionevole maestro, e di sua mano erono la maggior parte de’ voti di argento, che già si conservavano nell’armario della Nunziata, e le lampade d’argento della cappella, tutte disfatte nell’assedio della città l’anno 1529. Fu Tommaso il primo che trovassi e mettessi in opera quell’ornamento del capo delle fanciulle fiorentine, che si chiamano ghirlande, donde ne acquistò il nome del Ghirlandaio, non solo per esserne lui il primo inventore, ma per averne anco fatto un numero infinito e di rara bellezza, tal che non parea piacessin se non quelle che della sua bottega fussero uscite. Posto, dunque, all’arte dell’orefice, non piacendoli quella, non restò di continuo di disegnare. Per che, essendo egli dotato dalla natura d’uno spirito perfetto e d’un gusto mirabile e giudicioso nella pittura, quantunque orafo nella sua fanciullezza fosse, sempre al disegno attendendo, venne sì pronto e presto e facile, che molti dicono che mentre che all’orefice dimorava, ritraendo ogni persona che da bottega passava, li faceva subito somigliare: come ne fanno fede ancora nell’opere sue infiniti ritratti, che sono di similitudini vivissime. Furono le sue prime pitture in Ogni Santi la cappella de’ Vespucci, dov’è un Cristo morto et alcuni Santi, e sopra uno arco una Misericordia, nella quale è il ritratto di Amerigo Vespucci che fece le navigazioni dell’Indie: e nel refettorio di detto luogo fece un cenacolo a fresco. Dipinse in S. Croce all’entrata della chiesa a man destra, la storia di S. Paulino; onde, acquistando fama grandissima et in credito venuto, a Francesco Sassetti lavorò in S. Trinita una cappella con istorie di S. Francesco, la quale opera è mirabilmente condotta, e da lui con grazia, con pulitezza e con amor lavorata; in questa contrafece egli e ritrasse il ponte a S. Trinita, col palazzo degli Spini, fingendo nella prima faccia la storia di S. Francesco quando apparisce in aria e resuscita quel fanciullo; dove si vede in quelle donne che lo veggono resuscitare, il dolore della morte nel portarlo alla sepoltura e la allegrezza e la maraviglia nella sua resurressione; contrafecevi i frati che escon di chiesa co’ bechini dietro alla croce per sotterrallo, fatti molto naturalmente, e così altre figure che si maravigliano di quello effetto, che non dànno altrui poco piacere: dove sono ritratti Maso degli Albizzi, Messer Agnolo Acciaiuoli, Messer Palla Strozzi, notabili cittadini e nelle istorie di quella città assai nominati. In un’altra fece quando S. Francesco, presente il vicario,