Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/90

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GIOVAMBATISTA ADRIANI.

del fatto ne rimaſe la macchia, laquale poi lungo ſpazio ſi parue. Erano in Gnido parimẽte alcune altre imagini pur di marmo d’altri nobili artefici come vn Bacco di Briaxi, & vn’altro di Scopa, & una Minerua, le quali agiugneuano infinita lode a quella bella Venere: percioche queste altre auuenga che di buoni maeſtri non erano in quel luogo tenute di pregio alcuno. fu del medeſimo artefice quel bel Cupido, il quale Tullio rimprouerò a Verre nelle ſue accuſationi, e quell’altro per il quale era ſolamente tenuta chiara la città di Teſpia in Grecia. ilquale fu poi a Roma grãde ornamento della ſcuola di Ottauia: di mano del medeſimo ſi uedeua vn’altro Cupido in Pario Colonia della propontide: alquale fu fatto la medeſima ingiuria, che a quella Venere da Gnido: percioche uno Alchida Rodiano ſe ne innamorò, e dello amore vi laſcio il ſegnale. A Roma erano molte delle opere di questo Praßitele. Vna Flora uno Triptolemo, & una Cerere nel giardino di Seruilio. e nel Campidoglio una figura della buona ventura, & alcune Baccanti, & al ſepolcro di Pollione uno Sileno, uno Apollo, e Nettunno. rimaſe di lui un figliuolo chiamato Cefiſodoro herede del patrimonio, e dell’arte inſieme, del quale è lodato a marauiglia a Pergamo di Aſia una figura. le dita della quale pareuano piu veracemente a carne, che a marmo impreſſe. di coſtui mano erano anco in Roma una Latona al tempio d’Apollo Palatino. vna Venere al ſepolcro di Aſinio Pollione, e drento alla loggia di Ottauia al tempio di Giunone uno Eſculapio, & una Diana. Scopa ancora al medeſimo tempo fu di chiarißimo nome, & con i detti diſopra conteſe del primo honore. fece egli una Venere, & un Cupido, & un Phetonte, i quali con gran diuozione, e cirimonie erano a Samotracia adorati, e lo Apollo detto il palatino dal luogo doue egli fu conſacrato, & una Veſta che ſedeua nel giardino di Seruilio, e due ministre della Dea apreſſoli, alle quali due altre ſimiglianti pur del medeſimo maeſtro ſi uedeuano fra le coſe di Pollione. di cui ancora erano molto tenute in pregio nel tempio di Gneo Domitio nel Circo Flamminio un Nettunno, una Tetide cõ Achille, e le ſue ninfe a ſedere ſopra i Delfini, & altri Moſtri marini, e Tritoni, e Phorco, & vn coro d’altre Ninfe tutte opere di ſua mano, lequali ſole quando non haueſſe mai fatto altro in ſua vita ſarieno bastate ad honorarlo. fuor di queſte molte altre ſe ne uedeuano in Roma, le quali ſi ſapeua certo che erano opere di questo artefice, e cio era vn Marte a ſedere, vn coloſſo del medeſimo al tempio di Bruto Callaico dal circo, che ſi uedeua da chi andaua inuerſo la porta Labicana. e nel medeſimo luogo vna Venere tutta ignuda che ſi tiene che auanzi di bellezza quella famoſa da Gnido di Praßitele. ma in Roma per il numero grãde che da ogni parte ve n’era stato portato a pena che le ſi riconoſceſſero. che oltre alle narrate ve ne haueua molte altre bellißime. i nomi degli artefici che le haueuano fatte s’erano in tutto perduti. ſi come advenne di quella Venere che Veſpaſiano Imperadore conſagrò al tempio della Pace. la quale per la ſua bellezza era degna d’eſſere di qualũche de piu nominati artefici opera. Il ſimigliante advenne nel tempio di Apollo di vna Niobe con i figliuoli. laquale dallo arco di Apollo era ferita, e pareua che ne moriſſe: laquale non bene ſi ſapeua, ſe l’era opera di Praßitele, o pure di Scopa. ſimil


mente