Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/284

Da Wikisource.

è di figure piccole e cosa rara, è nel mezzo quando Santa Maria di Loreto fu portata dagl’Angeli dalle parti di Schiavonia, là dove ora è posta. Delle due storie, che la mettono in mezzo, in una è San Domenico che predica, con le più graziose figurine del mondo, e nell’altra papa Onorio che conferma a San Domenico la Regola. È di mano del medesimo in mezzo a questa chiesa un San Vincenzio frate lavorato a fresco. Et una tavola a olio è nella chiesa di Santa Maria di Castelnuovo con una Trasfigurazione di Cristo e con tre storie di figure piccole nella predella: quando Cristo mena gl’Apostoli al Monte Tabor, quando ora nell’orto, e quando ascende in cielo. Dopo queste opere, andando Lorenzo in Ancona quando a punto Mariano da Perugia avea fatto in Santo Agostino la tavola dell’altar maggiore con un ornamento grande, la quale non sodisfece molto, gli fu fatto fare, per la medesima chiesa, in una tavola che è posta a mezzo, la Nostra Donna col Figliuolo in grembo e due Angeli in aria che scortando le figure incoronano la Vergine. Finalmente, essendo Lorenzo vecchio et avendo quasi perduta la voce, dopo aver fatto alcune altre opere di non molta importanza in Ancona, se n’andò alla Madonna di Loreto, dove già avea fatto una favola a olio, che è in una capella a man ritta entrando in chiesa, e quivi, risoluto di voler finire la vita in servigio della Madonna et abitare quella santa casa, mise mano a fare istorie di figure alte un braccio e minori intorno al coro sopra le sedie de’ sacerdoti. Fecevi il Nascere di Gesù Cristo in una storia, e quando i Magi l’adorano in un’altra; il presentarlo a Simeone seguitava, e, dopo questa, quando è batezzato da Giovanni nel Giordano. Eravi la adultera condotta inanzi a Cristo, condotte con grazia. Così vi fece dua altre storie copiose di figure: una era Davit quando faceva sagrificare, et in l’altra San Michele Arcangelo che combatte con Lucifero avendolo cacciato di cielo. E quelle finite, non passò molto che, come era vivuto costumatamente e buon cristiano, così morì, rendendo l’anima al Signore Dio. I quali ultimi anni della sua vita provò egli felicissimi e pieni di tranquillità d’animo e, che è più, gli fecero, per quello che si crede, far acquisto dei beni di vita eterna. Il che non gli sarebbe forse avenuto se fusse stato, nel fine della sua vita, oltre modo inviluppato nelle cose del mondo, le quali, come troppo gravi a chi pone in loro il suo fine, non lasciano mai levar la mente ai veri beni dell’altra vita et alla somma beatitudine e felicità. Fiorì in questo tempo, ancora in Romagna, il Rondinello pittore eccellente, del quale nella vita di Giovan Bellino, per essere stato suo discepolo e servitosene assai nell’opere sue, ne facemmo un poco di memoria. Costui dopo che si partì da Giovan Bellino si affaticò nell’arte di maniera che, per esser diligentissimo, fé molte opere degne di lode, come in Furlì nel Duomo fa fede la tavola dello altar maggiore, che egli vi dipinse di suo mano, dove Cristo comunica gli Apostoli, che è molto ben condotta. Fecevi sopra, nel mezzo tondo di quella, un Cristo morto, e nella predella alcune storie di figure piccole coi fatti di Santa Elena, madre di Gostantino imperadore, quando ella ritruova la croce, condotte con gran diligenza. Fecevi ancora un San Bastiano che è molto bella figura, sola in un quadro, nella chiesa medesima. Nel Duomo di Ravenna, allo altar di Santa Maria Madalena, dipinse una tavola a olio dentrovi la figura sola