Pagina:Vasco - Della moneta, 1788.djvu/147

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regolamenti sul timore che alcuno ne riesca male. Sarebbe lo stesso, che voler rompere ogni Società per evitare que’ mali che dalla Società stessa necessariamente derivano. Ecco tolto il grande ostacolo. Se la riforma della monetazione è necessaria, se non si può fare giustamente e comodamente, se non a spese del Principe, si faccia a conto dell’Erario. Se questo non è in forze a sostenere la spesa, regoli il Principe i tributi in guisa che gli somministrino onde poterlo fare. Ciò riescirà tanto più facile nell’occasione d’un nuovo sistema monetario, qual è il proposto da me ne’ Capi precedenti. Non si potrà a meno allora di cambiare tutte le denominazioni de’ tributi, e in tanta novità di cose, fluttuante il popolo fra il piacere d’aver acquistato una buona moneta in cambio della cattiva, e fra il confuso sentimento d’essere stato nel riparto de’ tributi aggravato, non saprà ben decidere s’abbia migliorata o peggiorata la sua sorte, finchè vedendo per effetto della buona monetazione rinvigorite le arti, rifiorito il commercio, restituita la giustizia ne’ contratti, tolti infiniti imbarazzi dall’uso delle monete, sì nel corso comune, che pel pagamento de’ tributi, benedirà la mano benefica del Principe, che con lieve ferita lo ha guarito da tanti mali che l’opprimevano.


CAP.