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mezz’oncia di lega, che risparmiandola; perchè questa mezz’oncia costa alla Zecca qualche cosa, e non può nella moneta accrescere il valore del marco d’argento, cui si frammischia.

Però due cose si devono in questo proposito considerare, una è che il raffinamento estremo dell’oro e dell’argento potrebb’essere troppo dispendioso alla Zecca, l’altra che se entrasse una picciola quantità di lega in tutti o quasi tutti gli artefatti d’oro e d’argento, può essere che gli artefici non si curassero tanto, quanto abbiamo supposto, di comprar l’oro di ventiquattro caratti, e l’argento di dodici denari. Sarà dunque un affare di calcolo dopo avere esaminate le spese del raffinamento, e prese le più giuste notizie intorno ai valori che hanno in commercio i metalli nobili di qualunque titolo, il determinare qual titolo si debba assegnare alle monete. Io sarei inclinato a credere che non si correrebbe alcun rischio, e che sarebbe il migliore partito, se si fabbricassero le monete di quel titolo, di cui sogliono essere i più fini artefatti d’oro e d’argento1.


I
  1. Non intendo qui solamente gli artefatti nazionali, ma gli artefatti in generale di qualunque paese, che circolano in commercio.