Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/224

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scapoli, o poco piú, che hanno quelle della Serenitá Vostra, ma meno d’arteglieria. Fa fare li suoi biscotti in Livorno, ove ha forni per lavorare intorno a 50 migliara il giorno. In questo luogo tiene anco buona quantitá di gomene, sartie, áncore ed ogn’altra sorte d’armeggi per accomodare navi, cosí di assi come di pane, afine che tanto piú volentieri arrivino in quel porto. Predica il granduca molte cose d’una sua galera, chiamata la Nera. Di questa m’ha narrato molte prove, cosí per aver preso corsali velocissimi d’Algieri in breve tempo e con molto vantaggio, come d’aver vinto in corso la galera capitania di Napoli; ed infine la tiene per una delle migliori galere del mondo. Per dar maggior fomento a questa sua milizia e maggior riputazione alle cose sue, institui il duca Cosmo un ordine di cavallaria. chiamata di San Stefano, ed ottenne da Pio quinto molti privilegi ed abilitá di poter avere sino a 200 ducati di pensione sopra beni di chiesa, con libertá di maritarsi, ma che però siano obligati al servizio sopra l’armata ; anzi non sono capaci d’alcuna commenda, se prima non hanno servito sopra dette galere tre anni continui. Per dar riputazione a questa sua religione il duca morto s’institui egli per gran maestro, il quale carico continua anco nel figliolo, ed i maggiori gradi d’essa li parte fra li suoi maggiori ministri. A questa religione vendè giá il granduca quattro delle sue galere per 60.000 ducati; ma m’ha detto di non aver mai avuto li danari e che ora trattava d’accomodarsi di tutte col re cattolico, e che per questo aveva mandati alcuni capitoli di richiesta in Spagna: i quali se saranno da sua Maestá accettati, gliele dará volentieri; caso che non, le tenerá per sé. Non attende questo prencipe a questa milizia marittima con tanto studio con quanto vi vigilava il padre; anzi, come quello procurava d’accrescerla, cosí questo par che si contenti di conservarla solamente. Benché sia piú fortunato del padre: perché quello perse molti vascelli, e per fortuna di mare e per forza d’armi, alli Gerbi ed altrove; all’incontro m’ha detto Sua