Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/24

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non timidi e vili, iuxta la sentenzia del filosofo, che dice: «Non enim potest quis virtú!evi e xe re ere, qui vilibus officiis est occupaius». Poi, eccellentissimi domini, certo è che tutti li populi del mondo hanno cadauno di loro qualche vizio peculiare e proprio, e quel che è scritto circa ciò dagli antichi se verifica mirabilmente. Onde è scritto che i greci sono mendaci, iuxta illud: «Et quii quid Graecia mendax finxít in bistorta») è scritto che genovesi sono vani, nude Virgilius dixit : «Vane Liguri»\ de’ francesi, che sono nel primo impeto feroci e poi debili, unde disse Tito Livio: «Prima eorum proelia plusquam virorum, postrema minus quam foeminarum», ed in altro luoco dice : «Gens est, cui natura corpora magna magis quam firma dederit: hoc est quod in certamen e/iam plus terroris quam virium ferunt». E cosí se potria discorrere d’altri populi, che voglio abstenirme di mordere e detraere. Ma de’ fiorentini è scritto, giá anni 200, che sono timidi; e Bartolo, uno delli primi dottori in iure (e chi ne ha pratica lo vadi a vedere nella legge «Ut vim», Digesto, De iustitia et inre [1, 1, 3]), ponendo una questione: che quelli che se voleno escusare, quando abbino amazzato uno aggressore, che l’abbino fatto per defensione e, per consequens , impune , e, discorrendo super moderamine inculpatae tutelae , el dice queste parole: «Itevi quero: quid, si poteras fugere el non fugis f dico quod, si tu es Perusinus, qui limes verecundiam, quod optime potes usque ad actum occisiouis, quia est magna offensa et est verecundia; sed in ilio qui non timet verecundiam, ut est Florentinus , in quo non est verecundia, dico quod, si non fugit (qmd tarde evenit), pani tur. Et hanc opinionem poni t Cinus lege 1 ’ Codicis\ ’Unde vP [vili, 4, 1], et vide quod ibi notai et iti lege 1 ’ Codicisinfra ’Unde vP». Si che le Signorie Vostre vedono che, giá anni 200, ha scritto che fiorentini sono de natura timidi, che a loro non è vergogna fugire e però sono de natura debili. Sono eliam debili per accidente duplici de causa. Prima, perché sono discordi e divisi, come le Signorie Vostre intenderanno nel processo del mio parlare, e lo disse il nostro signor Iesu Cristo: «quod omne regnurn in seipsum divisavi desolabilur».