Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/274

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viene proposto. Questo granduca non tratta né tiene mai consiglio di alcuna sorte, ma usa solamente, quando ha alcun dubbio, sopra il quale voglia il parere d’alcuno, di dare a quel tale quella parte che li pare e fin dove li pare. E questo Io fa quando con uno, quando con un altro, ma r.on comunica con alcuno ordinariamente tutto. Questo è stato uso del padre in questi ultimi suoi anni, che da principio e per lungo tempo solea avere ancor lui particolari consiglieri, ed io ne ho conosciuto alcuni; ma, morti che furono, non usò di rimettere altri, ma faceva tutto da sé, con l’intervento ed opera solamente del Concino, che era principal segretario. Questo era suo suddito, ma di una picciola terra vicino a Volterra; ma lo fece molto ricco e conseguentemente nobile, e l’ebbe tanto caro, che non era cosa che non li comunicasse. Il medesimo fa ora questo granduca, perché nelle cose civili e del dominio lascia che vadino per le vie ordinarie de’ magistrati, nel 1 i quali magistrati, perché sono tutti alla sua nominazione, non ammette e non nomina se non confidenti e dependenti suoi. Le criminali, che importano per l’utile grande che ne cava, essendo tutte le condannazioni e pene pecuniarie sue, queste assolutamente passano tutte per mano sua e di uno chiamato il Corbolo, deputato a questo lungo tempo fa; persona per altro di basso stato, essendo stato nodaro, ma creatura del duca Cosmo, tenuto grandissimo criminalista, ma piú presto per lunga prattica ed esperienza che per scienza. Nelle cose di Stato e negozi con prencipi, con ambasciatori ed altri che importano, non si serve d’altri che di uno chiamato Antonio Serguidi, ora primo segretario, creatura ed allievo suo, per esser stato seco in Spagna tutto quel tempo che, essendo Sua Altezza prencipe, vi si fermò. Allievo nelli primi anni del Concino, del quale deventò genero; ma non molto doppo fu poco d’accordo seco, si come, morta la moglie, fu anco con il figliolo, suo cognato: si che, mancato il vecchio, prevalse a lui nell’avere il suo luogo, con escluderlo da’ negozi, se bene il Concino sia restato ricchissimo e delle prime ricchezze di Fiorenza. Ma, perché non restasse disonorato, essendo dottor di legge, l’ha il granduca fatto auditore generai del Stato;