Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/136

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risarcito. Li fiorentini però si rissentono di questo condure tanti formenti forastieri di ragion di Sua Altezza, dicendo che li particolari saranno necessitati cessar dal seminar li suoi po- deri, poiché non troverano a chi vender li grani, atteso che per lo piú Sua Altezza non vòle che fornari pigliano altro grano che il suo Ma niente meno si dolgono li senesi per questa materia de’ grani, poiché il granduca proibisce loro la tratta de’ grani nati nel loro paese, e li compra lui a buon mercato, e li vende poi a’ genoesi ed a chi piú li piace. Da che segue che, non potendo li senesi, col prezzo che cavano de’ grani," vendendoli nel solo paese, soplire alle spese della coltura, overo avanzandone utile insensibile, lasciano molti terreni inculti; il che causa la povertá de’cittadini e la desso- lazione della contadinanza. Si dice che di questa mercanzia de’ grani Sua Altezza guadagni grossamente, e che l’anno pas- sato avanzasse 400.000 ducati. Di piú ha il monte chiamato «di pietá», ma che è tutto di suo denaro, nel quale, a chi dá buone sicurtá, si commoda denari in ragion di cinque e mezzo per cento (le quali cinque e mezzo per cento, computate alcune spese, importano sei e piú per cento l’anno); e, non pagandosi il prò di sci mesi in sei mesi, 1 ’ interesse diventa capitale, e cosi acresce d’interesse in interesse. Di questa ragione la cittá di Reggio è debitrice ducati 80 000; Pi- stoia, 10.000, ed altre per diverse somme ; oltre li debiti de’ par- ticolari, tra’ quali il Cardinal Montalto ed il prencipe Peretti ne hanno una buona somma: in modo che ne cava una buona entrata, che tutta si mette in avanzo. Di questa sorte di utile è stata fatta conscienza a Sua Al- tezza da teologi e persone spirituali. e si è dato ordine che si consegli ciò che si possa fare per sgravare la sua conscienzia: il che non è ancora determinato. Ha poi Sua Altezza un depositario, che impiega delli capi- tali di Sua Altezza in cambi, sete ed altre incete con suo grande beneficio, ma con altretanto scontento e danno de’ pri- vati ; poiché, tirando il prencipe tutto a sé, li cittadini impove- riscono e non hanno modo di susteutarsi.