Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/18

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altro, mi partirei con buona grazia dell’Altezza Sua. La qual, dapoi passate molte umanissime e onoratissime parole della mia persona, che per reverente modestia non vi dico, per segno della satisfazione che la vòlse dimostrar d’aver avuta di questo mio debole servizio, mi disse: — Secretano, a quei signori serenis- simi fate affettuosissima reverenzia in mio nome, ed affirmateli con quel solenne giuramento, che può far un prencipe, un omo da bene ed un cristiano, che, se ben non ho potuto in questa occasione satisfarli, per le cause che vi ho dette, concernenti la mia riputazione ed il mio onore, vivo però desiderosissimo di metter il Stato ed ogni mio avere prontissimamente in loro servizio, come ne vederanno larghissimi effetti, sempre che mi si presenterá occasione; pregandoli appresso, in nome mio, a voler conservar la medesima bona volontá verso di me, della quale ne seranno sempre largamente corrisposti. — Al che ri- sposi quanto si conveniva; e dissi che averei rapresentato qua quanto Sua Altezza mi aveva detto e che potevo assicurarla che la era da questa serenissima republica grandemente e sin- ceramente amata e stimata. E con questo mi licenziai. E fioco dapoi mi fu mandata da Sua Altezza a donar una catena d’oro, accompagnata da onoratissime parole, oltra ogni mio merito, con farmi dir appresso che questo era un segno della satisfa- zione che ella aveva avuto di me nella presente occasione. Partito adunque dal granduca, me ne andai medesimamente per licenziarmi dalla granduchessa, colla qual feci quell’officio che giudicai conveniente, rendendole molte grazie del li offici amorevoli fatti da lei con tanta efficacia e delle confidenti com- municazioni, che la mi aveva fatte piú volte in servizio di Vo- stra Serenitá; alla quale dissi che darei conto particolare di questa sua ottima volontá, e che potevo assicurarla che ne sa- rebbe tenuta sempre gratissima e vivissima memoria. Sua Al- tezza mi disse che mi vedeva partir colle lacrime non solo agli occhi, ma anco al cuore, senza portare a Vostra Serenitá quella compita satisfazione di tutte le cose, che Ella meritava e che da lei è stata sommamente desiderata e con tutti ii spiriti, in- sieme coll’illustrissimo signor suo padre, procurata: ma che