Pagina:Verga - Dal tuo al mio.djvu/28

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Nardo ammiccò furbescamente, guardando in giro, con un sorriso sciocco.

— Eh, vossignoria!... Vi manca il pane e il companatico qui!...

— Deve accomodarsi questa faccenda delle paghe, signor barone! Sentite a me che vi voglio bene — aggiunse Luciano.

— Si vede come mi vuoi bene! Mi rendi il bene che ti ho fatto crescendoti orfano in casa mia!

— In casa vostra!... Io pure ci ho lavorato in casa vostra! Domando il fatto mio, quello ch’è giusto.

Il giusto! Don Mondo sentì ribollire tutte le angustie e i bocconi amari che gli toccava mandar giù, ogni giorno, e nascondere ai creditori e alle figliuole. Sgranò in faccia a Luciano certi occhi di basilisco, stralunato, colle labbra che gli tremavano,