Pagina:Verga - Eros, 1884.djvu/59

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capo chino, trepidante. Ei prese un ricciolino di quei che le svolazzavano sul collo, e lo recise.

— Ahi! esclamò la poveretta, di cui le mani tremavano forte.

— Ti ho fatto male?

— ... No... mi son punto un dito...


Trascorsero parecchi giorni di gioie tumultuose, nascoste in due mani che s’incontravano per caso, e di sospiri riboccanti di felicità, di rossori provocanti e di pudiche audacie, di mostruose dissimulazioni, che avrebbero aperto gli occhi anche ad un cieco, e di sotterfugi abilissimi, che nessuno faceva le viste d’indovinare — cercandosi cogli occhi, parlandosi colle mani, accarezzandosi col suono della voce, respirando l’amore e l’amante coll'aria, col profumo dei fiori, col raggio del sole, e col canto degli uccelli. — Velleda, come fosse sola a vederci chiaro, si faceva vedere il meno possibile. Gemmati era a Pistoia, lo zio Bartolomeo si fregava le mani guardando il bel tempo che favoriva l’ubertosa vendemmia. Era un paradiso. — Al giovane innamorato sembrava di vivere in un’estasi deliziosa che non era priva di voluttà, voluttà sottile, quasi eterea, che gli ricercava squisitamente lo fibre più riposte, e gli centuplicava il piacere di certe sensazioni. Il suo cuore vi si abbandonava mollemente, ei non desiderava dippiù non avrebbe osato cercare più in là; tutte le larve gioconde che avevano popolato i suoi sogni giovanili, la