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artisti da strapazzo. 171

dire scherzando: — Ce ne ricorderemo poi, quando saremo ricchi, sora Assunta! — Era così buono! aveva negli occhi un non so che, come vedesse lontano tante cose, e diceva che l’arte gli pingeva delle nuvole d’oro sconfinate nel pezzettino di cielo che si vedeva al di sopra del vicoletto, allungando il collo. La sera si metteva a sonare al buio, pratico com’era della tastiera, ed essa stava ad ascoltare più che poteva, dietro l’uscio, quella bella musica che le penetrava al cuore come una dolcezza.

Egli che se n’era accorto infine, le diceva di tanto in tanto: — Le piace? Dice davvero? — Voleva pure che Assunta gli cantasse la sua musica. Un giorno che la sua voce gli era piaciuta tanto, tanto che a lei stessa le sembrava fosse un’altra che cantasse, egli si alzò all’improvviso dal pianoforte, e la strinse fra le braccia, tutta tremante anche lei, senza sapere quel che si facessero.

La mamma, povera e santa donna, non ne seppe nulla. Allorchè fu impossibile nascondere quello che era avvenuto, il giovane scappò al