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252 il bell’armando.

fronto l’uno con l’altro. Ma prove non ce n’erano; il Crippa dimostrò ch’era innocente come Dio; e per ribattere l’accusa spiattellò innanzi ai giudici la storia della comare, un tiro che cercava di giocargli il marito per gelosia. — Pelle per pelle, cara mia!... — disse poi alla Lena. — Da mio compare non me l’aspettavo questo servizio!... Quante ne ho passate, vedi, per causa tua!... —

Ormai non c’era più rimedio. Tutto il paese lo sapeva. Perciò ella si mise col Crippa apertamente.

E si rammentava anche di questo — che un giorno, dopo che gli si era data tutta, anima e corpo, dopo che per amor suo aveva sofferto ogni cosa, la fame, gli strapazzi, la vergogna del suo stato, dopo che per lui era arrivata a vendere sin la lana delle materasse, il bell’Armando l’aveva piantata per correre dietro a una stracciona che gli spillava quei pochi soldi strappati a lei. E quando, pazza di dolore e di gelosia, cercava di trattenerlo, cogli