Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/105

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in due parti, incornicia i contorni armoniosi delle sue gote delicate e bianche, brillanti di candore e di freschezza. Le sue sopracciglia di ebano hanno la forma e la potenza dell’arco di Kama, dio d’amore, e sotto le sue lunghe ciglia morbide come la seta, nella pupilla nera de’ suoi grandi occhi limpidi, nuotano come nei laghi sacri dell’Himalaya i riflessi più puri della luce celeste. Fini, eguali e bianchi, i suoi denti risplendono tramezzo alle sue labbra sorridenti, pari a stille di rugiada nel seno socchiuso di un fiore di granato. Le sue orecchie piccolette dalle curve simmetriche, le sue mani vermiglie, i suoi piedini rotondetti e teneri come le gemme del loto, brillano dello splendore delle più belle perle del Ceylan, dei più bei diamanti di Golconda. La sua esile e pieghevole cintura che una mano basta ad accerchiare, fa spiccare l’elegante arco de’ suoi omeri arrotondati e la ricchezza del suo busto ove la sua giovinezza in fiore fa pompa dei suoi più stupendi tesori, e sotto le morbide pieghe della sua tunica, ella sembra essere stata modellata in argento puro dalla mano divina di Vicvacarma, l’eterno statuario.»

Ma, senza tutta quest’amplificazione poetica, basta dire che mistress Auda, la vedova del rajà del Bundelkund, era una bellissima donna in tutto il senso europeo della parola. Parlava l’inglese con grande purezza, e la guida non aveva per nulla esagerato affermando che quella giovane Parsì era stata trasformata dall’educazione.

Frattanto il treno era lì lì per lasciare la stazione di Allahabad. Il Parsì aspettava. Il signor Phileas Fogg gli regolò il suo salario al prezzo convenuto, senza oltrappassarlo