Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/118

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«Offro cauzione.

— È nel vostro diritto,» rispose il giudice.

Fix si sentì agghiadare, ma tirò il fiato quando udì il giudice, «vista la qualità di stranieri di Phileas Fogg e del suo servo, fissare la cauzione per ciascun d’essi alla somma enorme di mille sterline (25,000 franchi).

Sarebbe stata una spesa di duemila sterline per Phileas Fogg, se non purgava la sua condanna.

«Io pago,» disse il nostro gentleman.

E dal sacco che portava Gambalesta estrasse un pacco di banconote che depose sulla scrivania del cancelliere.

«Questa somma vi sarà restituita alla vostra uscita dal carcere, disse il giudice. Frattanto, voi siete libero sotto cauzione.

— Venite, disse Phileas Fogg al suo servo.

— Ma almeno restituiscano le scarpe! esclamò Gambalesta con un movimento d’ira.

Gli restituirono le sue scarpe.

«Queste sì che costano caro! mormorò egli. Più di mille sterline l’una! Senza dire che mi calzano male!»

Gambalesta, mogio, mogio, come un cane bastonato, seguì Fogg, che aveva offerto il suo braccio alla giovine donna. Fix sperava ancora che il suo ladro non si deciderebbe mai ad abbandonare quella somma di duemila sterline e che farebbe i suoi otto giorni di prigione. Si gettò dunque sulle tracce di Fogg.

Il signor Fogg prese una carrozza, nella quale salirono subito mistress Auda, Gambalesta e lui. Fix corse dietro la carrozza che si fermò poco dopo sopra uno dei moli della città.

A mezzo miglio in rada il Rangoon era ancorato con la bandiera di partenza alzata in testa a