Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/145

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dietro, e non potrebbe raggiungerlo se non soggiornasse qualche giorno in quella città. Ora, essendo Hong-Kong l’ultima terra inglese dell’itinerario, il signor Fogg stava per isfuggirgli, s’egli non riuscisse a rattenervelo.

«Ebbene, signor Fix, siete deciso a venire con noi sino in America? chiese Gambalesta.

— Sì, rispose Fix, a denti stretti.

— Evvia! esclamò Gambalesta prorompendo in una fragorosa risata. Lo sapevo io che non potevate separarvi da noi. Venite a fermare il vostro posto. Venite!»

Ed entrambi entrarono nell’ufficio dei trasporti marittimi e noleggiarono dei camerini per quattro persone. Ma l’impiegato fece loro osservare che siccome i raddobbi del Carnatic erano terminati, il piroscafo partirebbe la sera stessa alle otto, e non il mattino seguente, com’era stato detto.

«Benissimo! disse Gambalesta, meglio pel mio padrone. Vado ad avvertirnelo.»

In quella. Fix prese una decisione estrema. Egli risolse di dir tutto a Gambalesta. Era forse il solo mezzo che gli restasse per trattenere Phileas Fogg durante qualche giorno a Hong-Kong.

Lasciando l’ufficio. Fix offrì al suo compagno di prendere un rinfresco in una tabagìa. Gambalesta aveva tempo, ed accettò l’invito di Fix.

Sul molo c’era una tabagìa, che aveva un aspetto attraente. Entrambi vi entrarono. Era una vasta sala, ben arredata, in fondo alla quale si stendeva un letto da campo, guernito di guanciali. Su quel letto erano adagiati parecchi dormenti.

Una trentina di avventori occupava