Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/160

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Phileas Fogg e mistress Auda salirono a bordo. Fix vi si trovava già. Per la boccaporta di poppa della goletta, si scendeva in una stanza quadrata le cui pareti s’incavavano, a forma di quadri, al disopra di un divano circolare. Nel mezzo, una tavola rischiarata da una lampada di rollio. Tutto piccolo, ma pulito.

«Mi dispiace di non avere di meglio da offrirvi,» disse il signor Fogg a Fix, che s’inchinò senza rispondere.

L’agente risentiva una specie d’umiliazione ad approfittare così delle gentilezze del signor Fogg.

«In verità, pensò egli, è un furfante molto gentile, — ma è un furfante!»

Alle tre e dieci minuti le vele furono spiegate. La bandiera d’Inghilterra sventolava al picco della goletta. I passeggieri erano seduti sul ponte. Il signor Fogg e mistress Auda volgevano un ultimo sguardo sul molo per vedere se caso mai comparisse Gambalesta.

Fix non era scevro d’apprensione, poichè il caso avrebbe potuto trarre in quel luogo stesso lo sfortunato giovane ch’egli aveva così indegnamente trattato, ed allora una spiegazione ne sarebbe scaturita, dalla quale il detective non sarebbe uscito con vantaggio. Ma il Francese non si mostrò, e senza dubbio l’abbrutente narcotico lo teneva tuttora sotto la sua influenza.

Finalmente, il padrone John Bunsby sciolse i suoi ormeggi, e la Tankadera, pigliando il vento sotto la sua randa, il suo trinchetto ed i suoi fiocchi, si lanciò balzellante sulle onde.