Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/165

Da Wikisource.

a due ore si dovette ammainarle, chè il vento rinfrescò da capo.

Il signor Fogg e la giovane donna, per buona fortuna refrattari al mal di mare, mangiavano con appetito le conserve e il biscotto di bordo. Fix fu invitato a dividere il loro pasto e dovette accettare, ben sapendo che agli stomachi, come ai battelli, ci vuole la zavorra; ma ciò lo molestava! Viaggiare a spese di quell’uomo, e nutrirsi con le sue provvigioni, egli trovava in ciò qualcosa di poco leale. Mangiò tuttavia — pochi bocconcini, è vero, — ma insomma mangiò.

Per altro, terminato il pasto, egli credette dover prendere in disparte il signor Fogg, e gli disse:

«Signore....»

Quel «signore» gli scorticava le labbra, e si frenava per non mettere la mano al colletto di quel «signore!»

«Signore, voi siete stato molto gentile ad offrirmi passaggio al vostro bordo. Ma, quantunque i miei mezzi non mi permettano di agire così largamente come voi, intendo pagare la mia parte....

— Non parliamo di ciò, signore, rispose il signor Fogg.

— Ma, sì, insisto.

— No, signore, ripetè Fogg in tono che non ammetteva replica. È cosa che entra nelle spese generali!»

Fix s’inchinò; egli si sentiva soffocare, e, andando a stendersi a prora della goletta, non disse più una parola in tutto il giorno.

Intanto si correva rapidamente, e John Bunsby aveva buona speranza. Parecchie volte disse al signor Fogg che si giungerebbe a tempo debito a Shangay. Il signor