Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/276

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altezza e calcolato la posizione della nave, Phileas Fogg chiamò a sè Gambalesta, e gli diede l’ordine d’andare a cercare il capitano Speedy. Era come se avessero comandato a quel buon figliuolo d’andare a scatenare un tigre. Egli scese nel cassero, dicendo fra sè:

«È certo che sarà arrabbiato!»

Infatti, da lì a pochi minuti, in mezzo a gridi e bestemmie, una bomba giungeva sul cassero. Questa bomba era il capitano Speedy. Era evidente che stava per iscoppiare.

«Dove siamo?» tali furono le prime parole ch’egli pronunciò in mezzo alle soffocazioni dell’ira, e certamente, per poco che il degno uomo fosse stato apoplettico, se ne sarebbe risentito per tutta la vita.

«Dove siamo? ripetè col sangue agli occhi.

— A settecentosettanta miglia da Liverpool, rispose il signor Fogg con una calma imperturbabile.

— Pirata! esclamò Andrew Speedy.

— Vi ho fatto venire, signore....

— Schiumatore di mare!

— .... signore, ripigliò Phileas Fogg, per pregarvi di vendermi il vostro battello.

— No per tutt’i diavoli.

— Gli è che fra poco sarò costretto ad abbruciarlo.

— Abbruciare la mia nave!

— Sì, almeno nella sua parte superiore, poichè manchiamo di combustibile.

— Bruciare la mia nave! esclamò il capitano Speedy, che non poteva più pronunciare le sillabe. Una nave che vale cinquantamila dollari (250,000 fr.!)

— Eccone sessantamila (300,000 fr.)» rispose Phileas Fogg, offrendo al capitano un fascio di banconote.

Ciò fece un effetto prodigioso su