Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/296

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del nostro collega, e sì che i fili telegrafici non mancavano sul suo itinerario.

— Egli ha perduto, signori, ripigliò Andrew Stuart, ha cento volte perduto! Voi sapete pure che il China — il solo piroscafo di Nuova-York che egli avesse potuto pigliare per venire a Liverpool in tempo utile, — è giunto ieri. Ora, ecco qui la lista dei passaggieri, pubblicata dalla Shipping-Gazette (Gazzetta navale) e il nome di Phileas Fogg non vi figura. Ammettendo tutte le più favorevoli combinazioni, il nostro collega è appena in America, a quest’ora! Io calcolo a venti giorni per lo meno il ritardo ch’egli subirà dalla data convenuta, e il vecchio lord Albermale ci rimetterà lui pure le sue cinquemila sterline!

— È evidente, rispose Gualtiero Ralph, e domani non avremo che da presentare presso i fratelli Baring il bono del signor Fogg.

In quella, l’orologio del salone suonò le otto e quaranta.

«Ancora cinque minuti,» disse Andrew Stuart.

I cinque colleghi si guardavano tra loro. È lecito credere che i battiti del loro cuore avessero subito un lieve acceleramento, poichè infine, anche per giocatori intrepidi, la partita era forte! Ma non volevano lasciarne trasparir nulla; epperò dietro proposta di Samuele Fallentin, essi presero posto ad una tavola da giuoco.

«Non darei la mia parte di quattromila sterline sulla scommessa, disse Andrew Stuart sedendosi, a chi me ne offrisse tremilanovecentonovantanove!»

La sfera segnava, in quel momento, otto ore e quarantadue minuti.

I giocatori aveva