Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/90

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guardie armate di sciabole nude fissate alla cintura e di lunghe pistole damascate, portavano un cadavere sopra un palanchino.

Era il corpo di un vecchio, rivestito dei suoi opulenti abiti di rajà, che portava, come in vita, il turbante trapuntato di perle, la veste tessuta di seta e d’oro, la cintura di cascemiro a diamanti, e le sue magnifiche armi di principe indiano.

Poi dei musicanti, ed una retroguardia di fanatici, le cui grida superavano talvolta lo strepito assordante degli strumenti. Così finiva il corteo.

Sir Francis Cromarty guardava tutta questa pompa con aria singolarmente attristata, e volgendosi verso la guida:

«Un sutty!» diss’egli.

Il Parsì fece un segno affermativo e si pose un dito sulle labbra. La lunga processione si distese lentamente sotto gli alberi, ed in breve le sue ultime file scomparvero nella profondità della foresta.

A poco a poco, i canti si spensero. Ci furono ancora degli scoppi di grida lontane, ed infine a tutto quel tumulto succedette un profondo silenzio.

Phileas Fogg aveva udito la parola pronunciata da sir Francis Cromarty, e subito che la processione fa scomparsa:

«Che cos’è un sutty? chiese egli.

— Il sutty, signor Fogg, rispose il brigadiere generale, è un sacrifizio umano; ma un sacrifizio volontario. Quella donna che avete testè veduta sarà bruciata domani nelle prime ore del giorno.

— Ah mascalzoni! esclamò Gambalesta, che non potè frenare questo grido d’indignazione.

— E il cadavere? domandò il signor Fogg.