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Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/141

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gnalare la loro presenza. Una bandiera non sarebbe stata veduta, nè si sarebbe intesa una detonazione, e neanco un fuoco non sarebbe stato visibile.

Pure era certo che l’isola dominata dal monte Franklin non aveva potuto sfuggire agli sguardi delle sentinelle della nave. Ma perchè mai quel bastimento dovrebbe approdare!

Non era un semplice caso che lo spingeva in quelle parti del Pacifico, dove le carte non menzionano al cuna terra, tranne l’isolotto Tabor, anch’esso fuor delle vie seguite dalle navi di lungo corso della Nuova Zelanda e della costa americana!

A questo quesito fu subito fatta una risposta da Harbert.

— Se fosse il Duncan! esclamò egli.

Il Duncan, come ognuno ricorda, era lo yacht di lord Glenarvan, il quale aveva abbandonato Ayrton nell’isolotto e doveva tornare a riprenderlo un giorno. Ora, l’isolotto non trovava tanto lontano dall’isola Lincoln, che una nave diretta all’uno non potesse passare in vista dell’altra. Cento cinquanta miglia soltanto li separavano in longitudine e settantacinque miglia in latitudine.

— Bisogna avvertire Ayrton, disse Gedeone Spilett, e chiamarlo immediatamente; egli solo ci può dire se sia o no il Duncan.

Fu tale il parere di tutti, ed il reporter, dirigendosi all’apparecchio telegrafico che metteva in comunicazione il ricinto ed il Palazzo di Granito, mando questo dispaccio:

«Venite subito.»

Alcuni istanti dopo Ayrton rispondeva:

«Vengo.»

Poi i coloni continuarono ad osservare la nave.

— Se è il Duncan, disse Harbert, Ayrton lo riconoscerà facilmente, poichè ha navigato a bordo di esso per un certo tempo.