Pagina:Verne - Racconti fantastici, 1874.pdf/37

Da Wikisource.

capitolo viii. 39


Ora al domani ciascuno ebbe come un ricordo di quanto era accaduto alla vigilia. In fatti ad uno mancava il cappello perduto nel tumulto, ad un altro la falda dell’abito lacerata nella mischia; a questa la fina scarpetta di raso, a quella la mantiglia delle feste. Tornò la memoria agli onesti borghesi ed insieme colla memoria una certa vergogna della loro inqualificabile effervescenza, che appariva ad essi come un’orgia di cui fossero stati inconsciamente gli eroi. Non ne parlavano, non ci volevano più pensare, ma il personaggio più sbalordito della città fu ancora il borgomastro van Tricasse. Il domani mattina, svegliandosi, egli non potè ritrovare la sua parrucca. Lotche aveva cercato da per tutto, nulla. La parrucca era rimasta sul campo di battaglia. Quanto a farla reclamare da Jean Mistrol, il trombettiere uffiziale del comune, no; meglio era fare il sagrificio di quella capigliatura posticcia che mettersi così in piazza contro il decoro del primo magistrato della città.

Il degno van Tricasse così pensava col corpo rotto, la testa greve, la lingua grossa, il petto ardente. Egli non provava alcuna voglia di levarsi, al contrario, ed il suo cervello lavorò più in quel mattino che non avesse lavorato in quarant’anni forse. L’onorevole magistrato rifaceva nel proprio spirito tutti gli incidenti di quell’inesplicabile rappresentazione e li andava ravvicinando ai fatti compiuti, or non è molto, alla serata del dottor Ox; egli cercava le ragioni di questa singolare eccitabilità che due volte si era fatta manifesta ne’ suoi magistrati più lodevoli.

«Ma che avviene adunque? si domandava egli; quale spirito di vertigine si è impadronito della mia tranquilla città di Quiquendone? Forse che dobbiamo impazzire e che bisognerà fare della città un ampio ospedale! Perchè infine ieri ci eravamo tutti, notabili, consiglieri, giudici, avvocati, medici, accademici, e tutti, se i miei ricordi sono fedeli, tutti abbiamo subito quell’accesso di furiosa pazzia! Ma che vi era adunque in quella musica infernale? È inesplicabile! Pure io non aveva mangiato nè bevuto nulla che potesse produrre in me una