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III.


Una visita bizzarra.


La povera Geranda avrebbe visto la propria vita spegnersi con quella del padre, senza il pensiero di Aubert che la congiungeva al mondo. Il vecchio orologiaio se ne andava a poco a poco. Le sue facoltà tendevano evidentemente ad affievolirsi concentrandosi sopra un pensiero unico. Per una funesta associazione di idee, egli riferiva tutto alla propria monomania, e la vita terrestre pareva essersi ritirata da lui per lasciar posto a quella esistenza extranaturale delle potenze intermediarie; onde alcuni rivali mal intenzionati ravvivarono le dicerie diaboliche che erano state sparse intorno ai lavori di mastro Zaccaria.

L’accertamento degli inesplicabili guasti de’ suoi orologi fece un prodigioso effetto fra gli orologiai di Ginevra. Che cosa significava codesta improvvisa inerzia delle loro ruote e d’onde i bizzarri rapporti che sembravano avere colla vita di Zaccaria? Codesti sono misteri a cui non si pensa mai senza un segreto terrore. Nelle diverse classi della città, dall’apprendista fino ai ricchi che si servivano degli orologi del vecchio orologiaio, non fu chi non potesse giudicare per sè stesso della singolarità del fatto. Si volle, ma invano, giungere fino a mastro Zaccaria. Costui cadde gravemente malato, la qual cosa permise alla figliuola di sottrarlo a quelle visite incessanti che degeneravano in rimproveri e recriminazioni. Medici e medicine furono impotenti a petto di quel deperimento organico, di cui non si comprendeva la causa. Pareva talvolta che il cuore del vecchio cessasse di battere, poi i suoi battiti ricominciavano con inquietante irregolarità.