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Annotazioni.

Molte Nazioni. Premesso sempre che la Moneta non possa, e non debba definirsi Merce Universale, ritrovo giusta la riflessione dell’incognito Autore, che si dovrebbe tassar le Monete in quella proporzione medesima, con cui ogni pezzo indipendentemente dall’impronto verrebbe stimato nella pubblica contrattazione; e però sarebbe un’impresa degna di lui, se arrivasse a persuadere tutti i Sovrani del Mondo a rinunziare al risarcimento della spesa, e del rimedio nella fabbrica della Moneta. Allora per tutto il valore della moneta sarebbe uguale a quello del metallo. Ora però essendo da per tutto il valore della Moneta, più conio, più rimedio, uguale al valor del metallo; non si ritrova, che vi possa esser danno, se non dove si sottraesse il conio, e il rimedio, a differenza degli altri Stati, nelle proprie monete, e non si calcolassero bene le altrui.

L’Autore è indifferente a tutte le Monete del Mondo; ma toglie barbaramente ai piccioli Stati la consolazione di coniar propria moneta. Supposto però un Paese senza moneta propria, come si calcoleranno in esso le Monete forestiere? Uno Zecchino di Firenze a cosa si ragguaglierà, se manca il campione nazionale a cui riferirlo? Varrà dieci lire; ma di quali lire, se manca il Tipo? Questo Tipo dunque in un Paese, ove si contratti, ed ove ci siano



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