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dello Stato formerebbe il catastro, sul quale ripartire il tributo. Ogni anno si potrebbe sapere di quanta somma abbia bisogno l’erario pubblico, quante spese si debban fare dallo Stato per mantenere le opere pubbliche, le strade, i ponti, gli argini ec. (spese, le quali è sempre bene ripartirle universalmente su tutta la società, non mai locale) quanto importerebbero le nuove opere da farsi per render navigabili i canali, e i fiumi, veicoli dell’industria che avvicinano reciprocamente le terre ec. Tutte queste spese territoriali unite a quelle dell’erario formerebbero la somma da imporsi su tutti i fondi di terra registrati nel catastro, e così con un facile conteggio verrebbe dichiarato quanto si debba pagare per ogni scudo di valor capitale dei fondi stabili. Ogni terra, ogni distretto avrebbe il suo catastro provinciale colla quantità totale degli scudi, a cui è valutato il suo territorio, e colla specifica nomenclativa della quantità posseduta da ciascuno; onde con un semplice editto ogni possessore saprebbe, quando scada il tempo, e quanto debba pagare per il tributo. Ogni terra avrebbe il proprio esattore obbligato a sborsare nella cassa della provincia nel dato ter-


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