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50 osservazioni


§. XIII.

Come siasi introdotto l’uso di Torturare ne’ processi criminali.

La corruzione del sistema di Roma produsse l’uso della tortura. Concentrate nella sola persona degl’mperatori le principali dignità di console, tribuno della plebe e pontefice massimo, si annientò la repubblica e si formò il governo dispotico, collocandosi nell’uomo medesimo il supremo comando dell’armata, la presidenza al senato, il diritto di rappresentare la plebe, e quello di presiedere alle cose sacre, agli augurj, ed a quanto moveva le opinioni del popolo. Se in Venezia lo stesso uomo fosse comandante delle armi, doge, avogador, inquisitore di stato e patriarca, sarebbe abolita la repubblica al momento senza alcun cambiamento di sistema: così accadde a Roma. Da principio Cesare, poi Augusto, rispettarono la memoria della libertà, che era recente nell’animo dei Romani: poichè gradatamente s’indebolì quella, si spense con minor ritegno il natural desiderio ne’ despoti di avere una illimitata potenza su tutto. Quindi si procurò di rendersi ben affetta la plebe co’ donativi, cogli spettacoli, coll’abbondanza dell’annona e coll’avvilire le cospicue famiglie consolari. E così consolando la plebe colla umiliazione de’ nobili, l’orgoglio de’ quali le era di peso, ebbero la politica di formarsi il più numeroso partito in favore; e facendo causa comune il principe colla plebe contro i nobili, rapironsi le sostanze degli opulenti impunemente, onde bastare al lusso capriccioso del principe ed alla scioperata indolenza della plebe romana, si annientò quel numero di famiglie, le quali sole potevano servire di argine alla tirannia col loro credito e colle ricchezze, e rimase un governo in cui uno era tutto; e il restante, posto a bassissimo livello, di nessun inciampo potè essere alle voglie illimitate del despota. Tale è il principio che fondò l’impero romano. È dunque conforme a tal principio che si degradassero i nobili e i cittadini, e si pareggiassero ai servi, e quindi la tortura usata per questi ultimi soli durante i tempi felici di Roma, fosse dilatata anche ai liberi, a misura che la tirannia si rassodava. Quindi Emilio Ferretti assicura che non invenies ante Diocletianum et Maximianum imperatores quaestionem unquam habitam fuisse de homine ingenuo. Vi è chi asserisce che al tempo di Carlo Magno venisse nuovamente stabilito che gli uomini liberi ne fossero esenti. Certa cosa ella è che nessuno scrittore si trova, a quanto so, il quale abbia trattato con un metodico esame del modo di tormentare i rei prima del secolo XIV, il che fa conoscere che non si risguardava la tortura come essenziale ai giudizj criminali. Dopo quel tempo vennero gli scrittori criminalisti, i quali se avessero scritto in una lingua meno barbara, farebbero ribrezzo a chiun-