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XII
Qui ne’ ranocchi un murmure si desta,
Un garbuglio, un romor. Questo si dole
Di Gonfiagote e trema per la testa,
Quello a la sfida acconsentir non vuole.
Ma de la molestissima novella
Per consolargli il re così favella:
XIII
Zitto, ranocchie mie, non più romori:
Io, come tutti voi, sono innocente.
Non date fede a i topi mentitori:
So ben che certo sorcio impertinente,
Navigar presumendo al vostro modo,
Altro gli riuscì ch’andar nel brodo.
XIV
Né per questo il vid’io quando annegossi,
Non ch’i’ sia la cagion de la sua morte.
Ma di color ch’a nocerci son mossi
Non è la schiatta nostra assai più forte?
Corriamo a l’armi; e di suo cieco ardire
Vi so dir che ’l nemico hassi a pentire.