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PER UN REUMA D’UN CANTANTE.



V’è tal che mentre canti, e in bella guisa
     Lodi e monete accatastando vai,
     Rammenta i dolci che non tornan mai
                                             Tempi di Pisa,

Quando di notte per la via maestra,
     Il Duo teco vociando e la romanza,
     Prendea diletto di chiamar la ganza
                                             Alla finestra.

E a lui gli amici concedeano vanto
     Di ben temprato orecchio all’armonia,
     E dalla gola giovinetta uscia
                                             Facile il canto.

Pazzo, che almanaccò per farsi nome
     Con un libraccio polveroso e vieto,
     Lasciando per il suon dell’alfabeto
                                             Crome e biscrome!

Or tu Mida doventi in una notte;
     E vìa portato da veloce ruota,
     Sorridi a lui che lascia nella mota
                                             Le scarpe rotte:

Ed ei lieto risponde al tuo sorriso,
     E l’antica amistà sente nel seno
     Che a te lo ravvicina, a te che almeno
                                             Lo guardi in viso.