Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/239

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gingillino. 215

     Fatta e rifatta la storia medesima,
     Ricevuto il Battesimo e la Cresima
     Di vile e di furfante di tre cotte,
     Lo presero nel branco, e buona notte.

               Qui, non potendosi
                    Legare al collo
                    La grazia regia
                    Col regio bollo,

               A capo al letto
                    In un sacchetto
                    Se l’inchiodò;

               Mattina e sera
                    Questa preghiera
                    Ci bestemmiò.

Io credo nella Zecca onnipotente
     E nel figliuolo suo detto Zecchino,
     Nella Cambiale, nel Conto corrente,
     E nel Soldo uno e trino:
     Credo nel Motuproprio e nel Rescritto,
     E nella Dinastia che mi tien ritto.

Credo nel Dazio e nell’Imposizione,
     Credo nella Gabella e nel Catasto;
     Nella docilità del mio groppone,
     Nella greppia e nel basto:
     E con tanto di core attacco il voto
     Sempre al Santo del giorno che riscuoto.

Spero così d’andarmene là là,
     O su su fino all’ultimo scalino,
     Di strappare un cencin di nobiltà,
     Di ficcarmi al Casino,
     E di morire in Depositeria
     Colla croce all’occhiello, e così sia.