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origini delle lingue e delle lettere 183


gli uomini κύμινδιν; il terzo, che ’l fiume di Troia gli dèi «Xanto», gli uomini chiamano «Scamandro». Nell’Odissea sono due: uno, che gli dèi chiamano πλαγκτάς; πἐτρας «Scilla e Cariddi» che dicon gli uomini; l’altro, ove Mercurio dá ad Ulisse un segreto contro le stregonerie di Circe, che dagli dèi è appellato μῶλυ ed è affatto niegato agli uomini di sapere. D’intorno a’ quali luoghi Platone dice molte cose, ma vanamente; talché poi Dion Crisostomo ne calogna Omero d’impostura, ch’esso intendesse la lingua degli dèi, ch’è naturalmente niegato agli uomini. Ma dubitiamo che non forse in questi luoghi d’Omero si debbano gli «dèi» intendere per gli «eroi», i quali, come poco appresso si mostrerá, si presero il nome di «dèi» sopra i plebei delle loro cittá, ch’essi chiamavan «uomini» (come a’ tempi barbari ritornati i vassalli si dissero «homines», che osserva con maraviglia Ottomano), e i grandi signori (come nella barbarie ricorsa) facevano gloria di avere maravigliosi segreti di medicina; e cosí queste non sien altro che differenze di parlari nobili e di parlari volgari. Però, senza alcun dubbio, per gli latini vi si adoperò Varrone, il quale, come nelle Degnitá si è avvisato, ebbe la diligenza di raccogliere trentamila [nomi di] dèi, che dovettero bastare per un copioso vocabolario divino, da spiegare le genti del Lazio tutte le lor bisogne umane, ch’in que’ tempi semplici e parchi dovetter esser pochissime, perch’erano le sole necessarie alla vita. Anco i greci ne numerarono trentamila, come nelle Degnitá pur si è detto, i quali d’ogni sasso, d’ogni fonte o ruscello, d’ogni pianta, d’ogni scoglio fecero deitadi, nel qual numero sono le driadi, l’amadriadi, l’orcadi, le napee; appunto come gli americani ogni cosa che supera la loro picciola capacitá fanno dèi. Talché le favole divine de’ latini e de’ greci dovetter essere i veri primi geroglifici, o caratteri sagri o divini, degli egizi.

438Il secondo parlare, che risponde all’etá degli eroi, dissero gli egizi essersi parlato per simboli, a’ quali sono da ridursi l’imprese eroiche, che dovetter essere le somiglianze mute che da Omero si dicono σήματα (i segni co’ quali scrivevan gli eroi); e ’n conseguenza dovetter essere metafore o immagini