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della politica poetica 275


si chiusero in ordine contro i famoli ammutinati, dal qual segreto incominciarono a venir quelli ch’i politici dicono «arcana imperii»), e, col romore dell’armi non faccendo a Saturno udire i vagiti di Giove (testé nato all’union di quell’ordine), in cotal guisa il salvarono. Con la qual guisa si narra distintamente ciò che ’n confuso Platone disse: «le repubbliche esser nate sulla pianta dell’armi»; a cui dev’unirsi ciò ch’Aristotile ci disse sopra nelle Degnitá: che nelle repubbliche eroiche i nobili giuravano d’esser eterni nimici alla plebe; e ne restò propietá eterna, per la quale ora diciamo i servidori esser nimici pagati de’ lor padroni. La qual istoria i greci ci conservarono in questa etimologia, per la quale, appo essi, da πόλις, «cittá», πόλεμος è appellata la «guerra».

589Quivi le nazioni greche immaginarono la decima divinitá delle genti dette maggiori, che fu Minerva. E la si finsero nascere con questa fantasia, fiera ugualmente e goffa: che Vulcano con una scure fendette il capo di Giove, onde nacque Minerva; volendo essi dire che la moltitudine de’ famoli ch’esercitavan arti servili, che, come si è detto, venivano sotto il genere poetico di Vulcano plebeo, essi ruppero (in sentimento d’«infievolirono» o «scemarono») il regno di Giove (come restò a’ latini «minuere caput» per «fiaccare la testa», perché, non sappiendo dir in astratto «regno», in concreto dissero «capo»), che stato era, nello stato delle famiglie, monarchico, e cangiarono in aristocratico, in quello delle cittá. Talché non è vana la congettura che da tal «minuere» fusse stata da’ latini detta Minerva; e da questa lontanissima poetica antichitá restasse a’ medesimi, in romana ragione, «capitis deminutio» per significare «mutazione di stato», come Minerva mutò lo stato delle famiglie in quello delle cittá.

590In cotal favola i filosofi poi ficcarono il piú sublime delle loro meditazioni metafisiche: che l’idea eterna in Dio è generata da esso Dio, ove l’idee criate sono in noi produtte da Dio. Ma i poeti teologi contemplarono Minerva con l’idea di ordine civile, come restò per eccellenza a’ latini «ordo» per lo «senato» (lo che forse diede motivo a’ filosofi di crederla