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186 libro primo


[310*] [CMA1] civ bis.

1172Le sorgive di tutte le umane azioni sono tre: onestá, utilitá, necessitá.

1173Questa degnitá dá i principi della differenza tra ’l diritto natural de’ filosofi, ch’è dettato dall’onestá, per la quale gli uomini dovrebbono per ragion fare gli piú esatti doveri della giustizia; e ’l diritto natural delle genti, che si può ottenere dalla natura umana corrotta, che per le utilitá e necessitá della vita gli uomini celebrino quel giusto onde si conserva l’umana societá. Che è quello che i giureconsulti romani dicono nel diffinirlo: «usu exigente atque humanis necessitatibus expostulantibus».

1174[313] Questa stessa stabilisce la differenza da noi qui sopra detta del diritto natural delle genti, diritto natural de’ filosofi e diritto natural degli ebrei, che credevano nella provvedenza d’una mente infinita, e sopra il Sinai ebbero riordinata da Dio quella Legge ch’avevan avuto dal principio del mondo, cosí santa che vieta anco i pensieri meno che giusti, la quale non poteva osservarsi che da un popolo che riverisse e temesse un Dio tutto mente, che spia ne’ cuori degli uomini; e, ’n forza di tal legge, osservavano tutti i doveri dell’onestá. Onde «giusto» nella lingua santa significa «uomo d’ogni virtú»; per lo che gli ebrei sono da Teofrasto chiamati «filosofi per natura». Per tutte le quali tre differenze.....

1175[316]..... case nobili antiche, come quelle de’ padri de’ quali Romolo compose il senato e, col senato, la romana cittá, tralle quali, come ne rapporta un’oppeníone Suetonio, fu l’Appia Claudia co’ suoi vassalli, venutavi da Regillo. Come, al contrario, dissero «gentes minores» le case nobili nuove provenute dopo le cittá, come furono quelle de’ padri de’ quali Tarquinio Prisco prima, e poi Giunio Bruto, cacciati gli re da Roma, supplirono il senato.

1176[325]..... onde spesso i giureconsulti, ed anco i volgari latini scrittori dal secolo d’Augusto in poi, in ragionando de iusto, usano dire «verum est» per «aequum est».