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278 appendice


di sostenere tal favola, indi le fanno sopra cader la rovina; perché, se, per buona ventura, a capo di tre anni che stiede fuori l’ambasciaria per le leggi, non si ritruova vivo Ermodoro in Roma che gliele interpetri, i romani non sanno essi che fare delle leggi greche, le quali si avevano portato dentro delle balici. Non sono queste inezie piú ridevoli di quelle che d’intorno a questo fatto istesso racconta la Glossa del pazzo romano e del filosofo ateniese, posti a disputare tra loro d’intorno alle piú alte veritá rivelate della nostra santa religione, le quali noi qui ci vergognamo di riferire?

1415Né i pareggiatori si salvan punto perocché Pomponio giureconsulto faccia Ermodoro, non interpetre, ma autor del consiglio a’ romani donde essi potevano mandare a domandare le leggi. Perché questo sarebbe stato un fatto somigliantissimo a quello d’Anacarsi scita, ricolmo d’innarrivabil sapienza barbaresca che dice l’Ornio; e, ritornato dalla Grecia nella sua Scizia, volendo addimesticare con le leggi quella barbara nazione, non le seppe esso trovar da sé con la filosofia barbaresca dell’Ornio, e, volendola ordinare con le leggi di Grecia, funne ucciso dal re Caduido, suo fratello. Cosí Ermodoro, principe di tanta virtú e sapienza, non seppe da sé dar le leggi a’ romani per ordinare tra essoloro la popolar libertá, e, come un viaggiatore mercadante, dá loro la notizia da quali cittá libere di Grecia potessero andarle a domandare.

1416La statova poi d’Ermodoro, che scrive Plinio essersi veduta a’ tempi suoi nel comizio, è da porsi nel museo dell’ignorante credulitá, insieme con la colonna dell’osservazioni celesti avantidiluviane mostrata a Giuseffo nella Siria, col treppiedi da Esiodo consagrato ad Apollo nel monte Elicona, con le statove di Laomedonte e Laocoonte iscritte con lettere volgari, che si videro per la Grecia (le quali antichitá sono state tutte da noi sopra confutate), e con tutte quelle de’ tempi barbari ricorsi, le quali tuttavia dal volgo delle cittá, ove si sono immaginate, si dimostrano agli stranieri: come presso l’antica Cuma la grotta della sibilla cumana, nel capo di Pausilippo la scuola dove Virgilio insegnava d’arte poetica, e in Napoli, in San Giovanni Maggiore, il sepolcro della sirena Partenope col segno della santa croce e iscritto con lettere gotiche.

1417Ora scorriamo brievemente esse tavole, e vediamo che diritto ateniese vi fu trapportato.

1418Nella tavola prima v’ha un capo: che «’l pretore abbia ferma la transazione della lite fatta tra ’l reo e l’attore mentre questo