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88 libro quarto - sezione undecima - capo unico


979Per ciò i giureconsulti con la «setta de’ loro tempi» (come si posson osservare) giustificano ciò ch’essi ragionano d’intorno al giusto: perché queste sono le sètte propie della giurisprudenza romana, nelle quali convennero i romani con tutte l’altre nazioni del mondo, insegnate loro dalla provvidenza divina, ch’i romani giureconsulti stabiliscono per principio del diritto natural delle genti; non giá le sètte de’ filosofi, che vi hanno a forza intruso alcuni interpetri eruditi della romana ragione, come si è sopra detto nelle Degnitá. Ed essi imperadori, ove vogliono render ragione delle loro leggi o di altri ordinamenti dati da essoloro, dicono essere stati a ciò far indutti dalla «setta de’ loro tempi», come ne raccoglie i luoghi Barnaba Brissonio, De formulis romanorum: perocché la scuola de’ principi sono i costumi del secolo, siccome Tacito appella la setta guasta de’ tempi suoi, ove dice «corrumpere et corrumpi seculum vocatur», ch’or direbbesi «moda».