Vai al contenuto

Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/334

Da Wikisource.

205

210

215

220

225

230

235

240

prima infanzia del mondo,

la téma, l’ira, il rio dolor, la gioia

con la lor violenza

insegnarono all’uom le prime note

di téma, d’ira, di dolor, di gioia,

qual pur or suole appunto,

da tali affetti tócco gravemente,

il vulgo, qual fanciul, segnar cantando;

indi le prime cose

che destassero piú lor tarde menti,

0le piú necessarie agli usi umani, quai barbari fanciulli,

notáro con parole

di quante mai poi fur piú corte ed aspre;

ed in quella primiera e scarsa e rada,

e, perché scarsa, rada lor favella,

eran le lingue dure,

non mobili e pieghevoli, com’ora

in questa tanta copia di parlari,

a’ quali ’n mezzo or crescono i fanciulli,

a proferir da émpito portati,

e a proferir da l ’émpito impediti,

qual fanno i blesi, prorompean nel canto;

e, perch’eran le voci

corte, quai fur le note poi del canto,

mandavan fuori per natura versi;

né avendo l’uso ancor di ragion pura,

veementi affetti

soli potean destar le menti pigre,

onde credean che ’n lor pensasse il core.

Ed in quella che puoi

dir fanciullezza de l’umanitade

soli i sensi regnando e, perché soli,

ad imprimer robusti

ne l’umano pensiero

le imagini qual mai piú vive e grandi,