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prima infanzia del mondo,
la téma, l’ira, il rio dolor, la gioia
con la lor violenza
insegnarono all’uom le prime note
di téma, d’ira, di dolor, di gioia,
qual pur or suole appunto,
da tali affetti tócco gravemente,
il vulgo, qual fanciul, segnar cantando;
indi le prime cose
che destassero piú lor tarde menti,
0le piú necessarie agli usi umani, quai barbari fanciulli,
notáro con parole
di quante mai poi fur piú corte ed aspre;
ed in quella primiera e scarsa e rada,
e, perché scarsa, rada lor favella,
eran le lingue dure,
non mobili e pieghevoli, com’ora
in questa tanta copia di parlari,
a’ quali ’n mezzo or crescono i fanciulli,
a proferir da émpito portati,
e a proferir da l ’émpito impediti,
qual fanno i blesi, prorompean nel canto;
e, perch’eran le voci
corte, quai fur le note poi del canto,
mandavan fuori per natura versi;
né avendo l’uso ancor di ragion pura,
veementi affetti
soli potean destar le menti pigre,
onde credean che ’n lor pensasse il core.
Ed in quella che puoi
dir fanciullezza de l’umanitade
soli i sensi regnando e, perché soli,
ad imprimer robusti
ne l’umano pensiero
le imagini qual mai piú vive e grandi,