Pagina:Vico - La scienza nuova, 1, 1911.djvu/103

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occasione di meditarsi quest’opera 9

libri1. Anzi, acciocché nemmeno si disiderino i libri del Diritto universale. de’ quali assai meno che della Scienza nuova prima, siccome d’un abbozzo di quella, noi eravamo contenti, e gli stimavamo solamente necessari per gli due luoghi: — uno della favola d’intorno alla Legge delle XII Tavole venuta d’Atene, l’altro d’intorno alla favola della Legge regia di Triboniano, — anco nel fine di questi libri si rapporteranno in due ragionamenti con più unità e maggior nerbo trattati. I quali due sono di quelli errori che ’l signor Giovanni Clerico2 nella Biblioteca antica e moderna, in rapportando que’ libri, dice che «in un gran numero di materie vi si emendano quantità d’errori volgari, a’ quali uomini intendentissimi non hanno punto avvertito». Laonde (a)3, in una lettera latina, data in Amsterdam a dì 8 settembre 17224 per altro, non regge più, per quel che ho detto sopra, l’argomento fondato sulla divergenza di date tra la venuta del Montesquieu a Venezia (1728) e la spedizione del ms. vichiano. — Il quale, donato dal V., insieme con la parte di esso già stampata, al p. Ludovici gesuita, è ora andato disperso (Croce, p. 36 sg.).



  1. Si vegga l’Appendice.
  2. Gio. Leclerc (1657-1736). L’intero articolo del Leclerc (con una lettera di ringraziamento del V.), fu dato in italiano dal nostro a. nell’Autobiogr., ediz. cit., pp. 85-105.
  3. (a) [CMA3] colui che, per cinquant’anni continui delle sue tre Bi-
  4. Questa lettera, pubbl. già in parte dal V. stesso nell'Autobiogr., ed. cit., p. 76 sg., è data, poi, integralmente, come s’è detto nell’Introd., a principio della SN3. Poiché da ciò appare che il V. desiderava che essa accompagnasse la redazione definitiva della SN, la riproduco qui in nota: — Clarissimo atque eruditissimo viro Joanni Baptistæ Vico S. P. D. Ioannes Clericus. — Accepi, vir clarissime, ante perpaucos dies ab ephoro illustrissimi comitis Wildesteìn opus tuum de origine iuris et philologia, quod, cum essem Ultraiecti, vix leviter evolvere potui. Coactus enim negotiis quibusdam Amstelodamum redire, non satis mihi fuit temporis ut tam limpido fonte me provolvere possem. Festinante tamen oculo, vidi multa et egregia, tum philosophica tum etiam philologica, quce mihi occasionetn prcebebunt queat Cras vero Ultraiedum, rediturus sutn, ut illic per paucas hebdomadas mover, utque me opere tuo satiem, in ilio secessu, in quo minus quam Amstelodami interpellor. Cum mentem tuam probe adsecutus fuero, tum vero in voluminis XVIII Bibliothecæ antiquæ et hodiernæ parte altera ostendam quanti sis faciendum. Oro te, vir doctissime, si ad me rescribere digneris, me doceas an apud vostrates bibliothecas sive publicas sive privatas lateant aliqui scriptores græci aut latini, aut certe codices eorum qui iam editi sunt meliores. Fama enim hic invaluit illic etiamnum delitescere quæ nondum lucem viderint, aut certe minus castigate edita sint quæ possint ex antiquis codicibus meliora fieri. Quod, si ita est, fac, quæso, vir clarissime, ut rem resciscamus, nostrosque homines bona spe exhilaremus, cum audient posse se ex Italia expectari quod republicam literariam exornet et beet. Ea de re scriba etiam ad R. P. Alfanium, virum literarum et eiusmodi rerum cupidum,