Pagina:Vico - La scienza nuova, 1, 1911.djvu/24

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xiv introduzione dell'editore

il suo medesimo convincimento; e anziché cercare in se stesso la causa dell’oscurità, s’illudeva che ella fosse nel lettore1, cui raccomandava quale antidoto parecchie medicine: come per esempio, spogliarsi d’ogni corpolenza, addormentare la fantasia, sopir la memoria e ridurre la mente in istato di puro intendimento, informe d’ogni forma particolare; aver fatto l’abito di ragionare geometricamente, e non leggere il libro a pezzi, ma da cima a fondo; fornirsi di una grande e varia dottrina ed erudizione; aver mente comprensiva e acuta; e finalmente leggere l’opera almeno tre volte e meditarvi su a lungo2. Precetti che nella loro vuota generalità non sappiamo fino a che punto possano essere tradotti in pratica; ma che, anche se rigorosamente applicati, non contribuiscono di certo a diradare le tenebre della Scienza nuova. A intender la quale non c’è se non un rimedio solo: superare il Vico, ossia cogliere quel suo errore fondamentale a cui poco innanzi accennavamo, e riconoscere tutte le perturba-



  1. È importante a questo proposito un brano delle Vindiciæ, che mi piace trascrivere dalla prima stesura inedita, anziché dal testo, più moderato, che il V. dette poi alle stampe: «Iste literatus columbellus, omni humano sensu destitutus, utpote qui non alium nisi suum peculiarem sensum advertit, quo sensu singulari bruta animantia... prœdita sunt, cum eius libri temere qua se daretur, aperti unam et item alteram paginam cum fastu et forsan potus (sic!) ac semisomnis legeret, nec quicquam intelligeret (nam qui talis et cum tali habitu id posset?), uti fera immanisque bellua, quæ minima re incommoda subito offenditur ac ferocescit, statim librum aversatus, eum fastidivit; et uti superbi faciunt, qui solent suas in alios transferre culpas, suam mentis brevitatem, sive adeo stuporem, mihi obscuritatis vitio vertit, et uti solent stulti, qui ex suo spectant omnes animos aliorum, suum ipsius tædium universæ nationi Italorum affinxit». — E dire che si è formata la leggenda che il V. avesse voluto a bella posta riuscire oscuro! Cfr. Croce, Bibliogr., p. 91 sgg.
  2. Si vede più oltre nella nostra ediz., pp. 52-3.