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[CAPITOLO SECONDO] COROLLARIO

DELLA VENUTA D’ENEA IN ITALIA

[Enea nel DU k un carattere di eslegi odiati dalla dea del connubio: dicesi figlio di Venere, perchè i primi uomini erano nati da congiungimenti non solenni, o perchè il genere umano si era propagato dall’Asia nelle altre parti della terra ’. Nelle prime note mss. sul testo riguardavasi più precisamente come carattere delle prime colonie trasmarine, composte di plebei, che, vinti nelle contese eroiche e fuggenti l’ira delle caste patrizie, sono ricevuti all’asilo di altre città e accettano la prima agraria, alla quale le prime colonie avevano prima ubbidito (NDU, ad C/^, e. 17) 2. Dopo la scoperta della Geografia poetica e distrutti i lunghi viaggi degli eroi, ridotti entro il breve orbe primitivo di ciascuna terra le imprese delle genti maggiori, spiegati con l’intreccio di denominazioni geografiche e delle tradizioni le trasmissioni della civiltà, il viaggio di Enea nel Lazio è spiegato anch’esso con l’intreccio posteriore delle tradizioni nazionali con quelle straniere. Quindi il V. tien conto di tutte le ragioni, in parte avvertite dagli eruditi, sull’impossibilità che Evandro ed Enea venissero dall’Arcadia e dalla Frigia; ricorre novellamente all’ipotesi, già accennata nel precedente capitolo, di una città greca fondata in tempi antichissimi ne’ lidi del Lazio, poi demolita dai Romani, e i cui abitanti venissero ridotti in Roma come giornalieri prima delle XII Tavole: suppone quindi che questi navigatori sieno stati chiamati «Frigi», come «Arcadi» le colonie mediterranee ricevute all’asilo con Evandro; e che ai tempi di Pirro, vociferandosi la fama della guerra troiana, per un intreccio di borie e d’illusioni, si derivassero da Enea le origini di Roma].

1 Cl^, e. 24: «Aeneas erro est genus humanum exlex; Veneris filius (nam primi homines ex incerto concubitu nati, sive genus humanum per terrarum orbem propagatum ab Asia, [ND U cuius numen Venus, [C/^J ubi cito sub monarchia plebibus communicata connubia); invisus lunoni {quae connubio inter patricios custodit); novae urbis fundandae studio flagrat (sunt primi heroès urbium conditores); et non sibi suisque, sed diis urbem fundare studet (en theocratiae sub imperio dearum,); auspiciorum et oraculorum ubique maximus observator {primi heroès, qui divinatione gentes fundarunt); periates Anchisae patri committit {aacris familiaribus imperia paterna constituta); et dii penates Neptunus et Vesta (aqua et ignis prima omnis humanitatis fundamenta); ad Aeneam, Troia excisa, abeuntem magnus virorum mulierumque numerus confluit, eiusque auspicium, quocumque terrarum. abducere velit, obsequi paratus (clientelae auspiciis conditae); Dido et Aeneas, urbium conditores, in antro coniunguntur {primi gentium fundatores venerem in propatulo vitant); Mercurius lovis imperio edicit Aeneae, ut Italiani capessat {agraria lex, qua luppiter Aeneae Italiam assignat colendam sub imperiò deorum) -d, ecc. ecc.

2 Si veda p. 517, n. 1.