Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/79

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pubbliche carceri. À cose s\ umiliami altre si agpiagnevano, die liberato da! carcere dopo il determinato tempo, do vea essere solennemente primato a Dio immortale nella Basilica Caitt-drjl di Fiiesi’ ze, come pei1 lo appunto nelle grandi solennità con alcuni sciagurati, è perversi fu solito in quella praticarsi.

Ma tostocliè per amici di tutto ciò venne fatto consapevole, non mai l’onta ili tde, c tanta abbiezione potè indursi di quoto a comportare , che anzi si fiat tamen te sdegnossene da voler finire più presto in esilio, che si ignominiosaruenie in patria tornare.

Si vuole, essere lui stato alquanto orgoglioso; il che dicono alcuni, aver massime fatto rilevare in quei dì, che Bonifazio sommo Ponte ti ce mosso dalle preghiere degli esuli Ghibellini, stanziato a vea spedire un certo Carlo fratello, o piuttosto congiunto di Filippo Re dei francesi, per tranquillare lo slato de la citLà. Questo troppo spiacendo ai capi Quelli governanti in allora la Republica, si ragunarono a consigliò,.; la somma del quale si fu, che alcuni ambasciatori s* inviassero a Bonifazio, e capo di tal legazione per universa! voto Datile fosse, che ogni altro d’ingegno, e di eloquenza vincea.

E ciò com’ei riseppe, dicesi, aver così risposto’»

Se? la vostra sentenzia, siccome è dovere obbedirò,- e muoverò per compiere l’ingiunto ufficio, chi mai rimarrà al governo de la republica?

se altrimenti, ehi degno capo, e regolatore di