Pagina:Vita di Dante.djvu/153

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nel mezzo della schiera furono morti molti di ciascuna parte, e molti quel dì, che erano stimati di grande prodezza, furono vili; e molti, di cui non si parlava, furono stimati. Assai pregio v’ebbe il Balio del Capitano, e fuvvi morto. Fu ferito messer Bindo del Baschiera Tosinghi; e così tornò a Firenze, ma fra pochi dì morì. Della parte de’nimici fu morto il Vescovo, e messer Guglielmo de’ Pazzi franco cavaliere, Bonconte e Loccio da Montefeltri, e altri valenti uomimi. Il conte Guido non aspettò il fine, ma senza dare colpo di spada, si partì. Molto bene provò messer Vieri de’Cerchi, e uno suo figliuolo cavaliere alla costa di sè. Furono rotti gli Aretini, non per viltà nè per poca prodezza; ma per lo soperchio de’ nimici furono messi in caccia, uccidendoli. I soldati fiorentini, che erano usi alle sconfitte, gli ammazzavano; i villani non aveano pietà. Messer Talano Adimari e i suoi si tornarono presto a loro stanza. Molti popolani di Firenze che aveano cavallate, stettono fermi; molti niente seppono, se non quando i nimici furon rotti. Non corsono ad Arezzo con la vittoria, che si sperava con poca fatica l’arebbono avuta. Al