Pagina:Vita di Dante.djvu/263

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parte guelfa e della nostra città. Et nota, che l’anno dinanzi a queste novitadi, erano fatte le case del Comune che cominciavano al pie del Ponte Vecchio sopr’Arno verso il castello Altafronte, et per ciò fare si fece il pilastro a pie del Ponte Vecchio, et convenne che si rimovesse la statua di Marte; et dove guardava prima verso levante, fu rivolta verso tramontana; onde per lo augurio delli antichi fu detto: Piaccia a Dio che la nostra città non habbia grande mutatione". E fu pur accennata da Dante nel Poema questa superstizione fiorentina, che attribuiva tutti i malanni della città a quella statua recisa, ed all’ira del demonio Marte, spogliato già della sua protezione della città da San Giovanni Battista. Nell’Inferno un peccatore dimandato chi egli sia, risponde tacendo il proprio nome :

Io fui della Città che nel Battista
Cangiò ’l primo padrone , ond’ ei per questo
Sempre con l’arte sua la farà trista.

E se non fosse che ’n sul passo d’Arno
Rimane ancor di lui alcuna vista,