Pagina:Vita di Dante.djvu/305

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unità il partito corpo della sua Repubblica pose Dante ogni suo ingegno, ogni arte, ogni studio; mostrando a’ cittadini più savi, come le gran cose per la discordia in brieve tempo tornano al niente, e le picciole per la concordia crescono in infinito. Ma poichè vide vana essere la sua fatica, e conobbe gli animi degli uditori essere ostinanti (temendolo giudicio di Dio), prima propose di lasciare del tutto ogni pubblico uffizio e vivere seco privatamente; poi, dalla dolcezza della gloria tirato, e dal vano favore popolaresco, ed anche dalle persuasioni de’ maggiori; credendosi, oltre a questo, se tempo gli occorresse, molto più di bene poter operare per la sua città se nelle cose pubbliche fusse grande, che esser privato, e da quelle del tutto rimosso....; non si seppe e non si potè da quella dolcezza guardare.
Fermossi, adunque, Dante a seguire gli onori caduchi e la vana pompa de’ pubblici uffici; e veggendo che per sè medesimo non poteva una terza parte tenere, la quale giustissima la ingiustizia delle altre due abbattesse tornandole ad unità, con quella si accostò nella quale, secondo il suo giudicio, era più di ragione e di giustizia;