Pagina:Vita di Dante.djvu/439

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l’ingiuriò nella persona più o meno, e il tenne prigione tre dì, finchè fu liberato tumultuariamente da que’ suoi concittadini, e dagli Orsini avversari dei Colonna. Tornò quinci a Roma il Pontefice ingiuriato, e tanto più ferito in cuore, che s’era eretto a fortezza durante il pericolo; e benchè accolto con gran giubilo dal popolo di Roma, sia che fuor di suo senno sforzasse gli Orsini a tenerlo rinchiuso e nascosto, o che questi, non migliori dei Colonna, si valessero dell’occasione per pure tiranneggiarlo, certo è che dall’ira passata o dalla presente tratto fuor di senno, ne’ primi giorni d’ottobre miseramente perì il magnanimo peccatore. Sdegnòssene la Cristianità, e sdegnòssene ma tremònne pur troppo l’Italia, confermata oramai nella servitù francese. E sdegnòssene poi Dante, nemico di Bonifazio e d’ogni papa capo di Guelfi, ma più nemico di Filippo e degli altri reali di Francia, capi de’ Guelfi anche più esagerati. Noi avremo a veder Dante troppo amico di altri stranieri e non nel loderemo. Ma giustizia vuol che si noti bene: ei fu amico de’ men pericolosi del suo tempo; nemico acerrimo dei sovrastanti.