Pagina:Vita di Dante.djvu/495

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alla natura di lui, che dalle impressioni accennate in ogni scritto si possono dedurre, quando non s’oppongano memorie più certe, il luogo e il tempo in che egli scrisse via via.

Il titolo De vulgari eloquio, sive idiomate, che dagli antichi trovasi tradotto Della volgare eloquenza, parmi s’abbia a tradurre ed intender meglio Dell’idioma volgare, cioè della lingua italiana1. Era assunto nuovissimo allora; fu trattato sovente poi, ma in modo di gran lunga inferiore. Imperciocchè, incominciando dalle origini d’ogni parlare umano e dalla divisione delle lingue, e queste due altissime quistioni di filosofia e di linguistica trattando se non adeguatamente, almeno non falsamente2; e venendo ai dialetti dell’Europa romano-barbara, e questi dividendo in tre, come già accennammo, secondo le tre affermazioni dell’ oc, dell’ oil e del 3; quando poi viene a trattare del volgare italiano

  1. Le prime linee del Cap. I farebbero veramente più approvabile la tradizione antica; ma le linee seguenti, e tutto il libro, e il titolo latino aggiunto, debbono forse far accettare la seconda
  2. Cap. I VII
  3. Cap. VIII, IX,